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Elogio del mattone

Questo post di Wittgenstein mi stimola una semplicissima riflessione che fino ad ora non era mai andata oltre il subliminale.

Praticamente, Luca torna, rivisitandolo in chiave moderna, al vecchio discorso di Umberto Eco circa l’insostituibilità del libro “di carta”, non solo come veicolo di cultura, ma anche e soprattutto come oggetto fisico, da conservare, custodire e, banalmente, tenere in mano.

I libri elettronici, in tutte le loro fogge, sopperiscono al primo aspetto, quello della trasmissione culturale, ma non al secondo e di conseguenza diventano virtualmente inutili una volta letti, visto che, attulamente, non sono nemmeno “prestabili” ad altri tech-lettori.

Ora, fermo restando che le case di tutti noi sono ingombre di libri “di carta” ampiamente dimenticabili e che gli oggetti di culto sono e rimangono (per fortuna) una piccolissima parte del totale, ho capito perché la diatriba attuale sulla nascita dei primi (bizzarri) e-bookstore con libri in italiano, non mi appassiona punto.

Il motivo, semplice, è che inconsciamente non credo che nessuno dei titoli che vado a cercare, anche con pervicacia, per Kindle sarà particolarmente memorabile e sarà una pietra miliare della mia esperienza di lettore. Si tratta quasi sempre di gialletti, thrillerucoli, manualistica varia, roba di lavoro, ecc. Piacevoli, a volte belli e finanche utili, ma generalmente, sia pure  con qualche inattesa eccezione, abbastanza dimenticabili.

Recentemente, invece, ho cercato in diverse librerie “Vita e Destino” di Vassilij Grossmann. La ricerca mi è costata parecchio sbattimento, considerata l’agenda fitta dei miei ultimi week-end romani. Eppure, non mi è nemmeno passato per la testa di vedere su Amazon fosse disponibile per Kindle.

Insomma, quando “sento puzza di capolavoro”, il libro me lo vado a cercare di carta e, possibilmente, in italiano.

Non ci avevo mai fatto caso, ma faccio proprio così.

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